CELLES QUI RESTENT

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Regia: Ester Sparatore

Paese: Francia-Italia-Belgio Durata: 90’

Sceneggiatura: Ester Sparatore Fotografia: Matteo Vieille Rivara Fotografia addizionale: Ester Sparatore, Amine Messadi, Gianni Cigna Suono in presa diretta: Ester Sparatore Montaggio: Nadia Touijer Montaggio del suono: Emmanuel Soland Mix: Jonathan Vanneste

Produttori: Laure Dahout - Tiresias Films | Giovanni Pompili - Kino produzioni | Patrick André - High Sea Production | Geneviève Lemal - Scope Pictures Con il sostegno di: Aide aux cinémas du monde, fondo sviluppo coproduzioni Italia-Francia CNC-MiBAC, Institut française, Eurimages, Women Make Movies, Scam

Distribuzione: Antani Distribuzione in collaborazione con Kio Film

SINOSSI

Vincitore del premio come miglior film al Concorso Biografilm Italia, Celles qui restent racconta la storia di Om El Khir, una donna tunisina che insieme ad altre connazionali conduce dal 2012 una battaglia per scoprire la verità su tutti quei mariti, figli e fratelli scomparsi nel tentativo di raggiungere l'Europa.

Le “donne-fotografia” – così sono state chiamate per i ritratti dei loro cari che impugnano durante le loro manifestazioni di fronte al ministero dell’interno e all’Ambasciata italiana a Tunisi – continuano a riunirsi davanti ai palazzi del potere per gridare la propria rabbia e il proprio dolore, rivendicando il diritto di conoscere che ne è stato dei propri famigliari: sono convinte che ce l'abbiano fatta, ad arrivare a Lampedusa, e chiedono l'apertura di una commissione d'inchiesta che indaghi sulla sparizione di cinque imbarcazioni salpate da Tunisi tra il 2010 e il 2012. A bordo c'erano 500 uomini di cui non si è saputo più nulla.

Tra loro anche Nabil, il marito di Om El Khir, partito senza dirle nulla il 29 marzo 2011, quando lei era incinta del loro terzo figlio. Nonostante il dolore, la donna ricostruisce la sua vita, trovando la forza nella volontà di dare ai suoi figli un futuro migliore.

NOTE DI REGIA

La prima volta che ho sentito parlare delle donne - fotografia e del movimento delle famiglie dei migranti dispersi tunisini è stata quattro anni fa, alla presentazione del libro di Federica Sossi, Cartoline di una rivoluzione. Nel libro, la ricercatrice spiega i movimenti dei flussi migratori, prima e durante la primavera araba e il ruolo che lei stessa ha avuto all'interno di questo movimento, diventando il tramite tra l'associazione La Terre pour Tous, associazione di cui fa parte Om El Khir, e le autorità italiane. Ha aiutato a creare i dossier, a trovare gli avvocati e a fornire informazioni sulle azioni del governo italiano che sarebbero difficili da avere in Tunisia vista la mancanza di collaborazione e di comunicazione tra i due governi.

Non è la prima volta che tratto questi temi, seppur in maniera molto diversa. Nel mio film precedente, Mare Magnum, ho provato a raccontare la vita di Lampedusa incuriosita dalla grande attenzione mediatica su questa piccola isola di frontiera più vicina all’Africa che alla Sicilia, primo e naturale approdo per tutte quelle persone che dall’Africa scappano dalle guerre e dalla povertà. Durante il montaggio del film, uno dei più grossi naufragi degli ultimi anni è avvenuto proprio vicino le coste di Lampedusa e io e Letizia Gullo, la co-autrice del film, abbiamo deciso di utilizzare sui titoli di coda l'appello del nuovo sindaco Giusi Nicolini " Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?"

In qualche modo l’esperienza fatta mi ha portato, attraverso l’incontro con Federica Sossi, a voler sapere qualcosa di più rispetto “all’altra sponda” e quindi verso la Tunisia, un paese vicino alla Sicilia e la cui storia si è incrociata con quella dei Siciliani che durante l'inizio del secolo scorso avevano creato una grossa comunità proprio a Tunisi. La Sicilia e la Tunisia sono divise da una sottile striscia di mare che è una frontiera naturale, ma allo stesso tempo rappresenta quasi un limite simbolico dell'applicazione dei diritti umani. Ho voluto attraversare questa frontiera, cambiare il punto di vista da chi parte a chi resta, considerando questo progetto quasi una naturale continuazione del mio viaggio, con una rotta contraria a quella dei migranti.

 Io considero il documentario come il racconto di una relazione che s'instaura tra chi riprende e chi è ripreso, senza forzature o inganni. Ogni personaggio ha subito ben chiaro quali sono i miei propositi ed è quindi cosciente di cosa rivela alla telecamera. Trovo interessante mostrare come cambia il rapporto con essa. Anche questo è parte del racconto. L’inizio è il momento più delicato: la fiducia va ancora conquistata, ma dopo qualche imbarazzo iniziale nasce sempre un rapporto speciale, dove il regista/camera diventa parte di una storia che si scrive giorno per giorno, sapendo qual è il punto di partenza, ma che molto spesso prende direzioni inaspettate e sorprendenti.

Celle qui restent è la storia dell'incontro tra me, regista siciliana, e Om EL Khir, donna tunisina e la narrazione rispetta la cronologia dei nostri incontri. Si basa sull'alternanza tra sfera privata e pubblica; intimo e politica, ormai indissolubilmente legati tra loro. I riti religiosi, l'Eid, la circoncisione, fanno da contrappunto alla trama del film, mostrandoci lo scorrere del tempo nell'assenza di Nabil. Sono infine dei rivelatori cruciali dei rapporti tra gli individui all'interno della società tunisina. L'imbarazzo iniziale di Om EL Khir davanti alla telecamera è svanito in fretta. È diventata quasi una nostra complice, mettendo a proprio agio anche le altre persone filmate e incoraggiandole a esprimersi spontaneamente. È cosciente del potere delle immagini e considera il mio progetto come un mezzo efficace per far parlare delle famiglie dei dispersi, ma anche per raccontare le difficoltà di una donna araba, sola con tre figli.

 Non ho mai pensato di fare un film d'investigazione nonostante le famiglie portino avanti la tesi della cospirazione da parte degli stati europei. Ogni giudizio è sospeso. Non è un film di critica sulla società tunisina. Non ci sono rivelazioni o soluzioni. È un film d'immersione nella vita di una singola donna, che si ritrova a gestire delle situazioni eccezionali. Cerco di rimanere il più imparziale possibile, in modo da fornire allo spettatore una realtà osservativa su cui possa creare una propria opinione. Ester Sparatore

FESTIVAL E RICONOSCIMENTI

Alice e le altre 2019

MedFilmFestival 2019 - Le perle - Alla scoperta del nuovo cinema italiano

Terra di Tutti Film Festival 2019 - Premio Coop Alleanza 3.0 - Voci di donne invisibili

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Sole Luna Festival 2019 - Concorso

Biografilm Festival 2019 - Miglior film Biografilm Italia

Visions du Réel 2019 - Compétition Internationale Longs Métrages

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